Una mostra con fotografie di Christoph Lingg e testi di Susanne Schaber
Alcuni sono così piccoli che vi trovano posto appena una decina di morti, altri così immensi che ci si perde. Alcuni sono decrepiti e ormai nascosti da una macchia di edera e clematide, altri sono tenuti e manutenuti con orgoglio. E ancora altri non si trovano più, sono ormai fuori uso, distrutti o spariti nel nulla.

I cimiteri della Mitteleuropa orientale e sudorientale: vere scoperte al di fuori delle rotte turistiche più frequentate. Transilvania, Croazia, Slovenia, Slovacchia, Cechia, Bosnia-Erzegovina, Polonia, Ungheria, Italia nord orientale, Ucraina: una regione immensa, oggi divisa in dieci Stati diversi. Hanno in comune il fatto che nel XIX secolo per un certo periodo si trovarono uniti sotto la corona imperiale asburgica. Il concetto di “territori della corona”, nonostante le alterne vicende storiche, è quello che li racchiude nella definizione migliore.
“Un cosmo senza età”, come lo ha definito Elias Canetti. I cimiteri tra Praga e Cracovia, Sibiu e Mostar sono relegati al di fuori della dimensione temporale. Il loro orologio scandisce il tempo in maniera diversa. Più lentamente? Ma sempre inesorabilmente.
